giovedì 11 febbraio 2010

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IN ETIOPIA PER L'EPIFANIA COPTA
La Stampa (16 gennaio 2010)

Processioni, icone e antiche cerimonie
LUCA BERGAMIN
Sono migliaia, tutti vestiti di bianco, il colore delle loro vesti, attraversate da una obliqua striscia rossa. E cantano. Si proteggono dal sole accecante con paraventi rossi e ombrelli colorati, un patchwork rosso e blu che ricopre tutte le teste. Per nulla ordinata, la folla si apre e si chiude tumultuosamente, a fisarmonica, tra le capanne di fango e il suono dei tamburi. I sacerdoti, senza smettere di impugnare i loro bastoni intarsiati, innalzano dipinti, testi sacri e icone sino a cingere tutti insieme in un solo abbraccio la voragine in cui è celata, gelosamente custodita la duecentesca chiesa ipogea di San Giorgio a Lalibela, sulle montagne del Tigrai, scavata nella roccia. Che così, dall'alto, sembra una grande croce cinta da un nastro bianco. È la vigilia dell'Epifania copta, in cui si celebra il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, e tra poco il sacerdote che porta sul proprio capo l'arca nascosta agli sguardi con velluti e broccati, prenderà la testa della processione sino al luogo scelto per il battesimo purificatore. Lalibela, soprannominata l-ottava meraviglia della Terra e la Gerusalemme di Etiopia per la bellezza delle sue misteriose chiese rupestri abbarbicate sulle alture monolitiche del Tigrai, rappresenta il luogo più mistico in cui ammirare le cerimonie del Timkat. E anche per scoprire un'Etiopia piena di fascino. A cominciare da Bahar Dar, posta a quasi duemila metri di altitudine, sul lembo più a sud del Lago Tana, laddove si forma il Nilo Azzurro: qui ci si imbarca sulle barche di papiro, accompagnati dal canto e dalle piroette di uccelli variopinti, sino all'isola di Zeghie per varcare la soglia degli incantevoli monasteri di Ura Kidane Meheret e Azua Mariam, per ammirare i manoscritti e gli affreschi che rappresentano scene tratte dal Nuovo testamento e la vita dei santi etiopici. Anche le icone destano meraviglia per i delicati intarsi, come del resto le scintillanti croci copte in argento, i paramenti sacri, le corone appartenute ai re che dominarono nel Medioevo etiopico. Peccato che la diga costruita senza alcun riguardo per l'estetica del luogo abbia un po' "sporcato" e frenato l'impetuoso precipizio delle acque, anche se resta spettacolare la vista delle cascate del Nilo azzurro, poco distante da Bahar Dar. Il viaggio prosegue a Gondar, che fu capitale del paese tra il XVII e XVIII secolo dopo la proclamazione fatta dall'imperatore Fasilidas - conserva ancora i suoi sei castelli in stile barocco portoghese dettato dai missionari gesuiti giunti al seguito dei soldati lusitani che combatterono i musulmani dopo la conversione dell'imperatore Fasilides nel XVII secolo -, per incontrare… gli angeli che si sono dati appuntamento sul soffitto della chiesa di Debre Birhan Selassie. Ci si trova di fronte il più alto esempio di arte figurativa etiope del '700: i cherubini sono tantissimi, e sembrano quasi fotografie di una carta di identità per come ti scrutano, anche da capovolti, con quell'espressione incerta di chi non sa se sorridere o rimanere serio. Si resta con questo dubbio anche dopo che si esce dalla chiesa, lo stesso mistero celato nello sguardo dei sacerdoti "fasciati" dal turbante bianco, con quegli occhi scuri dalle orbite di agata che sbucano fuori d'improvviso, interrogativi. I turisti anglosassoni, che non smettono di viaggiare nemmeno in tardissima età, sembrano fidarsi moltissimo dei muli a dorso dei quali raggiungono la chiesa di Asheten Mariam, tradizionale e spettacolare punto panoramico sulla valle delle chiese rupestri, ma si può anche procedere alcuni tratti a piedi per scoprire questo paesaggio brullo parlando con i bambini che si offrono come guide. Bisogna giá rientrare ad Addis Abeba, il cui nome significa piccolo fiore, sbocciata a quasi 2.500 metri di altitudine e divenuta, da semplice villaggio, sul finire dell' 800, la nuova capitale per volere del Negus Menelik II. Ma prima di passare a salutare nel museo di etnografia lo scheletro di Lucy, il primo Australopiteco del genere Afarensis rinvenuto nel 1974 nella valle dell'Awash, risalente a tre milioni e mezzo di anni fa, e lasciarsi prendere dall'euforia contagiosa dei mercati cittadini, c'è il tempo per andare ad Axum dove ancora oggi vive il mito della regina di Saba, fondatrice della nazione etiope e quello dell'Arca dell'Alleanza. Questa reliquia sembrerebbe essere custodita dentro una cappella della Chiesa di Mariam di Zion. La mitica cassa di legno rivestita d'oro e riccamente decorata, che Dio ordinò a Mosè di costruire per conservarvi le tavole della legge, secondo una leggenda etiope, sarebbe stata donata da Re Salomone a Menelik I, il figlio avuto dalla regina di Saba. Ancora si dibatte, però, sulla effettiva magnanimità del sovrano di Israele, che potrebbe anche aver dato al figlio una copia ma questi sarebbe stato più lesto del padre e l'avrebbe scambiata con l'originale. Sicuramente è vera, invece, la stele di Aksum, l'obelisco in pietra basaltica alto 24 metri e pesante 150 tonnellate che, dopo essere stato per 68 anni a Roma come bottino della guerra coloniale, fu restituito dall'Italia cinque anni fa.Informazioni utili L'epifania copta si festeggia quest'anno il giorno 19 gennaio. Tra i tanti viaggi organizzati, il consorzio di operatori turistici Quality Tour organizza un tour di dodici giorni, dal costo di € 2.570 a persona, sistemazione in camera doppia in hotel 4 stelle. Si vola ad Addis Abeba da Roma, per entrare nel paese africano si paga in loco un visto di circa USD 20. Per informazioni, www.qualitygroup.it.