giovedì 11 febbraio 2010

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4/2/2010 - La città canadese che ospita le Olimpiadi invernali

VANCOUVER A 5 CERCHI
La Stampa

L'appuntamento, anche nei mesi invernali, è fissato per le 7 del mattino al Queen Elizabeth Park, dove si ritrova la classe improvvisata di tai chi, la ginnastica che mima al rallenti le mosse di una antichissima arte marziale orientale. A Vancouver ormai lo sanno tutti, dai cinesi specializzati nella cucina di dim sum dentro i ristoranti di Chinatown, intorno ai giardini Dt. Sun Yat Sen, agli immigrati italiani di terza generazione che gremiscono i caffè di Commercial, agli yankee che hanno risalito la west coast per fermarsi nella cosmopolita isola metropolitana incastonata tra le vette di Grouse Mountain, Cypress Mountain e Seymour Mountain e l'oceano pacifico. Lo sport nella città simbolo della Bristish Colombia, che ospiterà i Giochi Olimpici invernali dal 12 al 28 febbraio, rappresenta infatti una autentica religione. Che ha i suoi riti da rispettare, sin dalle prime luci del giorno. E' abitudine, infatti, di grandi - compresi numerosi ottuagenari in grande forma - e piccini allenarsi al mattino sulle nevi di Whistler (gli impianti sono comunque aperti sempre sino alle 10 di sera), dove si disputeranno le gare di sci alpino - per poi veleggiare poche ore dopo nelle acque della splendida baia. Ovviamente, in questa stagione dell'anno, complice l'euforia per i Giochi a cinque cerchi, va di moda affittare le motoslitte e i gatti delle nevi per penetrate nella coltre immacolata di neve intorno a Blackcomb scendendo a valle soltanto a sera tardi, dopo avere fatto una lauta scorpacciata di fondue di formaggi.E' sempre un'attrazione in ogni periodo dell'anno, invece, l'acquario di Stanley Park, per sbirciare nella vasca delle balene beluga, guardare gli squali e gli alligatori. Questo parco giardino, insieme ai Giardini Botanici VanDusen, per gli abitanti di Vancouver è il punto di incontro prediletto per iniziare una passeggiare con vista sulla baia, fare trekking nel verde, avvistare le foche col binocolo. I più dinamici tra i west coasters scelgono invece di sfidare a colpi di pagaia gli studenti della British Columbia University o di praticare la pesca di salmoni, non prima peró di avere cercato di ingraziarsi gli spiriti nativi, rendendo omaggio ai Totem in legno scolpiti e colorati del centro di divulgazione della Cultura Nativa. Vancouver, infatti, va molto fiera delle sue origini indiane, come testimonia il risalto dato al popolo indigeno nel Museum of Anthropology, in cui sono esposti numerosi manufatti, costumi e totem che appartenevano alle tribù più importanti del paese, e si possono ammirare anche le sculture dei principali artisti indiani quali John Reed. La scelta dei musei da visitare è ricchissima, dal "Vancouver Maritime Museum"al "Jewish Museum Archives of BC", ma quello che ora piace di più è la neoclassica "Vancouver Art Gallery", ove in queste settimane sono esposti le gigantesche installazioni fiorite di Michael Lin, i video di Guido Van Der Werve, e si tiene "Visions of British Columbia: A Landscape Manual" ovvero una carrellata di fotografie di paesaggio. C'è la fila, comunque, soprattutto per ammirare i disegni di studio sul corpo umano di Leonardo da Vinci ai quali fa da contrasto la mostra Visceral Bodies sulle più scioccanti rappresentazioni del fisico umano. L'arte contemporanea del resto a Vancouver vanta una lunga tradizione e tanti pittori, artisti, scultori che volentieri e aprono le porte dei propri studi nella zona di Granville Island e South Granville Rise, ricca di gallerie. Anche per fare shopping, a Vancouver, bisogna avere il fisico. Solo in Robson Street si contano oltre 200 negozi, senza dimenticare le vetrine di Yaletown, ma soprattutto il Pacific Centre Mall, ovvero il centro commerciale più grande della città comprende addirittura tre isolati. Molto modaiolo si presenta anche il quartiere di Kitsilano, tra i più antichi della città, pieno di spiagge di sabbia immacolata, che ora si sta riempiendo tra la 4th Avenue e Broadway di atelier, vintage shop, caffè. A pranzo, invece, ecco un altro rito consolidato di Vancouver: in acqua bus si raggiunge Granville Island, si compra frutta, verdura e pollo al pittoresco Public Market, ma anche piatti preparati thailandesi, cinesi, indiani, italiani per poi gustarli seduti sulle banchine con vista sullo skyline della cittá olimpica. Informazioni utiliVancouver si raggiune da Milano con Lufthansa (http://www.lufthansa.it/) e United, a partire da 800 €, cambi a Francoforte e Calgary. Sul sito http://www.vancouver2010.com/ si possono raccogliere informazioni sul programma di eventi sportivi e culturali in cartellone durante le due settimane dei Giochi Olimpici. Per dormire a Vancouver, i quattro alberghi della catena Fairmont, dislocati tra lo spettacolare waterfront, l'aeroporto, e downtown, offrono sistemazioni di lusso, in camere arredate dai migliori designer, a prezzi vantaggiosi. Informazioni sul sito www.fairmont.com
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IN ETIOPIA PER L'EPIFANIA COPTA
La Stampa (16 gennaio 2010)

Processioni, icone e antiche cerimonie
LUCA BERGAMIN
Sono migliaia, tutti vestiti di bianco, il colore delle loro vesti, attraversate da una obliqua striscia rossa. E cantano. Si proteggono dal sole accecante con paraventi rossi e ombrelli colorati, un patchwork rosso e blu che ricopre tutte le teste. Per nulla ordinata, la folla si apre e si chiude tumultuosamente, a fisarmonica, tra le capanne di fango e il suono dei tamburi. I sacerdoti, senza smettere di impugnare i loro bastoni intarsiati, innalzano dipinti, testi sacri e icone sino a cingere tutti insieme in un solo abbraccio la voragine in cui è celata, gelosamente custodita la duecentesca chiesa ipogea di San Giorgio a Lalibela, sulle montagne del Tigrai, scavata nella roccia. Che così, dall'alto, sembra una grande croce cinta da un nastro bianco. È la vigilia dell'Epifania copta, in cui si celebra il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, e tra poco il sacerdote che porta sul proprio capo l'arca nascosta agli sguardi con velluti e broccati, prenderà la testa della processione sino al luogo scelto per il battesimo purificatore. Lalibela, soprannominata l-ottava meraviglia della Terra e la Gerusalemme di Etiopia per la bellezza delle sue misteriose chiese rupestri abbarbicate sulle alture monolitiche del Tigrai, rappresenta il luogo più mistico in cui ammirare le cerimonie del Timkat. E anche per scoprire un'Etiopia piena di fascino. A cominciare da Bahar Dar, posta a quasi duemila metri di altitudine, sul lembo più a sud del Lago Tana, laddove si forma il Nilo Azzurro: qui ci si imbarca sulle barche di papiro, accompagnati dal canto e dalle piroette di uccelli variopinti, sino all'isola di Zeghie per varcare la soglia degli incantevoli monasteri di Ura Kidane Meheret e Azua Mariam, per ammirare i manoscritti e gli affreschi che rappresentano scene tratte dal Nuovo testamento e la vita dei santi etiopici. Anche le icone destano meraviglia per i delicati intarsi, come del resto le scintillanti croci copte in argento, i paramenti sacri, le corone appartenute ai re che dominarono nel Medioevo etiopico. Peccato che la diga costruita senza alcun riguardo per l'estetica del luogo abbia un po' "sporcato" e frenato l'impetuoso precipizio delle acque, anche se resta spettacolare la vista delle cascate del Nilo azzurro, poco distante da Bahar Dar. Il viaggio prosegue a Gondar, che fu capitale del paese tra il XVII e XVIII secolo dopo la proclamazione fatta dall'imperatore Fasilidas - conserva ancora i suoi sei castelli in stile barocco portoghese dettato dai missionari gesuiti giunti al seguito dei soldati lusitani che combatterono i musulmani dopo la conversione dell'imperatore Fasilides nel XVII secolo -, per incontrare… gli angeli che si sono dati appuntamento sul soffitto della chiesa di Debre Birhan Selassie. Ci si trova di fronte il più alto esempio di arte figurativa etiope del '700: i cherubini sono tantissimi, e sembrano quasi fotografie di una carta di identità per come ti scrutano, anche da capovolti, con quell'espressione incerta di chi non sa se sorridere o rimanere serio. Si resta con questo dubbio anche dopo che si esce dalla chiesa, lo stesso mistero celato nello sguardo dei sacerdoti "fasciati" dal turbante bianco, con quegli occhi scuri dalle orbite di agata che sbucano fuori d'improvviso, interrogativi. I turisti anglosassoni, che non smettono di viaggiare nemmeno in tardissima età, sembrano fidarsi moltissimo dei muli a dorso dei quali raggiungono la chiesa di Asheten Mariam, tradizionale e spettacolare punto panoramico sulla valle delle chiese rupestri, ma si può anche procedere alcuni tratti a piedi per scoprire questo paesaggio brullo parlando con i bambini che si offrono come guide. Bisogna giá rientrare ad Addis Abeba, il cui nome significa piccolo fiore, sbocciata a quasi 2.500 metri di altitudine e divenuta, da semplice villaggio, sul finire dell' 800, la nuova capitale per volere del Negus Menelik II. Ma prima di passare a salutare nel museo di etnografia lo scheletro di Lucy, il primo Australopiteco del genere Afarensis rinvenuto nel 1974 nella valle dell'Awash, risalente a tre milioni e mezzo di anni fa, e lasciarsi prendere dall'euforia contagiosa dei mercati cittadini, c'è il tempo per andare ad Axum dove ancora oggi vive il mito della regina di Saba, fondatrice della nazione etiope e quello dell'Arca dell'Alleanza. Questa reliquia sembrerebbe essere custodita dentro una cappella della Chiesa di Mariam di Zion. La mitica cassa di legno rivestita d'oro e riccamente decorata, che Dio ordinò a Mosè di costruire per conservarvi le tavole della legge, secondo una leggenda etiope, sarebbe stata donata da Re Salomone a Menelik I, il figlio avuto dalla regina di Saba. Ancora si dibatte, però, sulla effettiva magnanimità del sovrano di Israele, che potrebbe anche aver dato al figlio una copia ma questi sarebbe stato più lesto del padre e l'avrebbe scambiata con l'originale. Sicuramente è vera, invece, la stele di Aksum, l'obelisco in pietra basaltica alto 24 metri e pesante 150 tonnellate che, dopo essere stato per 68 anni a Roma come bottino della guerra coloniale, fu restituito dall'Italia cinque anni fa.Informazioni utili L'epifania copta si festeggia quest'anno il giorno 19 gennaio. Tra i tanti viaggi organizzati, il consorzio di operatori turistici Quality Tour organizza un tour di dodici giorni, dal costo di € 2.570 a persona, sistemazione in camera doppia in hotel 4 stelle. Si vola ad Addis Abeba da Roma, per entrare nel paese africano si paga in loco un visto di circa USD 20. Per informazioni, www.qualitygroup.it.

domenica 20 dicembre 2009

1/12/2009 Miami, la febbre del contemporaneo
La Stampa (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/viaggi/grubrica.asp?ID_blog=63&ID_articolo=796&ID_sezione=&sezione)
Una città ricca di eccessi e di luoghi da scoprire
LUCA BERGAMIN
Le insegne degli hotel art decò di Miami Beach strizzano l'occhio, si accendono e spengono continuamente. Le Ferrari gialle sono parcheggiate lungo Ocean Drive dai valletti dei ristoranti. I ragazzi sfrecciano sugli skateboard o al manubrio di biciclette dalle forme sinuose e abbondanti, come le ragazze bionde accompagnate dalle madri, bionde anch'esse, che sognano una carriera di starlette e passeggiano insieme sino a Casa Casuarina dove viveva Gianni Versace. I baywatch controllano le onde dalle cabine colorate, mentre i bodybuilder fanno a gara di vanità con i ragazzotti del beach volley e gli esibizionisti del jogging che corrono con serpenti intorno al collo. La musica del Mango's Tropical Café, come vuole la cantante e proprietaria Gloria Estefan, è altissima, e le cameriere sono "vestite" con costumi tigrati. Miami Beach è sempre la solita spavalda, anche in questi tempi di crisi. E dopo il Thanksgiving day, è pronta dal 3 al 6 dicembre, a fare da palcoscenico, insieme al Design District, il quartiere trendy emergente tra la 36th e la 41th Street, ad Art Basel Miami Beach, la rassegna di arte contemporanea più importante dell'anno. Tra le gallerie, non bisogna assolutamente perdere Bakehouse Art Complex, Diana Lowenstein Fine Arts, Locust Projects ove approdano gli artisti più strabilianti del momento (http://www.artcircuits.com/). Coral Gables invece è un autentico giardino tropicale abitato. Giganteschi alberi lanosi, palme che sfiorano le nuvole, fiori che sbocciano ogni giorno dell'anno nascondono alla vista ville in stile andaluso, con i patii e le facciate pastello impellicciate dalla vegetazione rigogliosa. Le strade portano nomi spagnoli quali Granada, Segovia, Toledo. In Columbus road i ficus hanno tronchi tondi come alcove, dove ci si potrebbe nascondere dentro senza essere notati. Più difficile, invece, è riuscire a sgattaiolare all'interno del magnifico Biltmore Hotel con la sua torre che copia il campanile della Giralda, a Siviglia, per incontrare il fantasma di Al Capone che dà da mangiare ai canarini svolazzanti nelle voliere in legno della hall dai soffitti a volta affrescati. Nella piscina, la più grande degli Stati Uniti, che ha avuto come bagnino niente meno che Johnny Weissmuller, il primo Tarzan del cinema, si nuota con Ricky Martin e Bill Clinton, mentre George W. Bush preferisce giocare a golf nel giardino dell'albergo. Anche in questo angolo europeo di Miami, non mancano bizzarrie tutte americane, come la Venetian Pool in De Soto Boulevard: sentieri di palme, grotte in pietra, ponti in stile veneziano richiamano bagnanti da tutto il mondo dentro questa cava riempita di acqua azzurra. Le future spose, accompagnate dalle madri, preferiscono passeggiare lungo la 22ª strada, ribattezzata Miracle Mile: ci sono solo negozi di abiti da ricevimento, bomboniere e gioiellerie. Il matrimonio sarà poi celebrato nella villa Vizcaya, una dimora in stile cinquecentesco italiano che i fratelli Deering, produttori di macchine agricole, fecero costruire all'inizio del '900 a Coconut Grove, prosciugando una palude. Il risultato è un mix di rococò, barocco e neoclassico che fa strabuzzare gli occhi, dal giardino all'inglese si vedono i grattacieli di Down town Miami e il ponte verso Key Biscayne. Che si può attraversare a piedi, per ammirare i grattacieli di Brickell dalle pareti in vetro sui quali si specchia l'azzurro della baia. Poco oltre, ecco il Seaquarium dove si assiste alle acrobazie di orche, foche e delfini, e più avanti, superata Credon Park Beach, si raggiunge il faro di Cape Florida affacciato sulle palafitte dei pescatori di Stiltsville.Cambia nuovamente l'atmosfera ma anche l'odore della città prendendo la calle ocho, una strada da… odorare e ascoltare più che da guardare. Siamo nel cuore di Riverside, ribattezzata Little Havana, qui vive la maggior parte del milione di cubani che hanno lasciato l'isola caraibica. Esce profumo di caffè dai balconi e dagli usci delle case, gli anziani fumano sigari davanti al "Versailles", il ritrovo storico della comunità habanera trasferitasi negli Stati Uniti, e inghiottono brioche salate ripiene di prosciutto. Giocano a domino e discutono di politica e della fine, sempre imminente secondo tutti quanti, del regime castrista. Nei negozi si trovano le piante da usare per i riti della santeria. E gli alligatori? Ci sono e sono tanti nel Parco delle Everglades che appartiene agli indiani Seminole: solcando questa palude a bordo degli airboat che si impennano sull'acqua con la pala posteriore, si fa quasi amicizia con questi gommosi animaletti, il simbolo della Florida. Informazioni utiliSi può volare a Miami a prezzi vantaggiosi con American Airlines facendo scalo a New York, il prezzo del volo a/r, compreso di tasse, parte da 430 € (www.americanairlines.it). Talavera (2299 Poce de Leon Boulevard, Coral Gables, tel. 305.4442955) è un ristorante spagnolo da poco aperto in Coral Gables: da provare il guacamole e los quesos fundidos. Per dormire: The South Beach Hotel è un gioiello art deco dagli interni vivacissimi, arredato dai fashion designers più fantasiosi di Miami (www.thehotelofsouthbeach.com). Al Four Season si gode della compagnia delle statue di Botero, di una piscina incastonata tra i grattacieli di Brickell (www.fourseasons.com/miami).Per il calendario di Art Basel Miami, www.artbaselmiamibeach.com. Con Go Miami Card si può godere di ingressi scontati e numerosi vantaggi (ww.GoMiamiCard.com).

domenica 22 novembre 2009

Berlino, sulle tracce del muro

La Stampa 19/11/2009
Vent'anni fa la caduta, in questo mese le celebrazioni
LUCA BERGAMIN
Hans custodisce la sua Trabie come un cimelio storico. "Con questa macchina prodotta dalla VEB Sachsenring Automobilwerke Zwickau, il 9 novembre del 1989 sono stato il primo a superare al volante dell'auto simbolo della DDR il varco di Bornholmer Straße dopo che Harald Jäger, l'ufficiale di comando, aveva dato l'ordine di sollevare la sbarra". Adesso la presta ai turisti per fare il giro del Mitte. Gunther conserva ancora il martello da Mauerspechten col quale, dopo il primo colpo dato tra Niederkirchnerstrasse e Zimmerstrasse, ha seguitato per anni a picchiettare il Muro, vendendone i frammenti ai turisti. E ancora lo fa fuori dall'entrata del Museo del Muro al Check Point Charlie. "Con queste schegge di cemento mi ci sono pagato l'università all'Ovest". Sono trascorsi venti anni dalla caduta del Muro, uno storico anniversario festeggiato davanti alla porta di Brandeburgo dai bambini di Berlino che hanno fatto cadere un domino gigantesco sino a Postdammer Platz, dai fuochi di artificio che hanno illuminato il cielo sopra la città, e da una grane folla di gente in Alexander Platz, davanti al Weltzeituhr, l'orologio che segna le ore di tutto il mondo. Berlino non ha nostalgia del muro, ma quel che resta di questa parete divisoria attrae ancora oggi visitatori da tutto il mondo. Acquistano la MauerGuide, una guida multimediale che attraverso un sistema satellitare gps indica le parti della città in cui ne sono ancora visibili e vanno a caccia dei blocchi di cemento più famosi al mondo, quasi intereamente colorati dai graffitari. Il tratto più scenografico è quello soprannominato East Side Gallery, in riva al fiume Sprea tra lo Schilingbrücke e l'Oberbaum Brücke, il ponte in mattoni rossi e le torri gemelle a ridosso con il multietnico quartiere di Kreuzberg: prima era composto da blocchi di cemento bianchi perché su questo tratto di strada passavano i convogli di stato stranieri diretti verso il centro della città e le autorità comuniste Non volevano che i loro ospiti fossero distratti da scritte e disegni poco sovietici. Adesso è una galleria a cielo aperto tutta colorata di slogan, volti, foreste. E dietro l'attigua stazione ferroviaria di Ostbahnhof, la domenica mattina si tiene un mercato delle pulci dove si possono trovare bambole di porcellana, libri d'arte, gioielli, violini, mappamondi scovati negli appartamenti di Berlino est. I volti dei venditori sono una garanzia di autenticità in merito alla provenienza della mercanzia.Una tappa obbligata è il Check Point Charlie, la garritta bianca copia del valico più famoso tra le due Berlino sino al 1989, e il MauerMuseum, dove video e fotografie raccontano i più bizzarri tentativi di passare a Ovest. Un piccola deviazione dai luoghi del Muro è ammessa per vedere le boutique intorno ad Hackeshermarket, la stazione della S-bahn, come per salire sulla cupola del Reichstag progettata da Sir Norman Forster e godere di una vista a 360° sulla città: si riconoscela sagoma in vetro a forma di lombrico della Dz Bank progettata da Frank Ghery. La facciata posteriore dello stesso istituto bancario affaccia sul Monumento in memoria degli ebrei europei vittime dell'Olocausto, un labirinto di 2.700 lastre grigie di varie altezze e dimensioni ispirato al cimitero di Praga. Un altro tratto di muro è quasi celato dalla vegetazione sulla Schiffbauerdamm promenade dietro l'avveniristica Biblioteca dei parlamentari in vetro e cemento: l'artista Ben Wagin ha voluto marchiare ogni blocco con il numero delle persone che furono uccise mentre cercavano di oltrepassa quella famigerata barriera. Tanti ci hanno provato a nuoto: le weisse kreuze in riva allo Sprea, sulla riva sud occidentale della Sprea, ricordano il coraggio della disperazione mostrato da questi eroi di Berlino. Ci saranno un po' anche loro alla festa del 9 novembre.INFORMAZIONILe Ferrovie tedesche offrono tariffe speciali con partenza da Milano e Roma a partire da 136 € a bordo del City Nigth Line, le cuccette sono nuove e molto comode. Il viaggio da Milano via Francoforte dura circa 14 ore (info@dbitalia.it, tel. 02.67479578, www.dbitalia.it). Il Vox Restaurant propone una cucina multietnica davvero squisita con vista sul casinò del Daimler Chrystler (Marlene Dietrich Platz 2, tel. 030.25531234). L'Hotel de Rome, anticamente sede della Dresder bank, è l'albergo più chic di Berlino affacciato sulla Bebelplatz, la piazza più classica della città, il teatro dell'Opera, l'Università Humboldt. La piscina si trova nel caveau (www.roccofortecollection.com, tel 030.4606090). Il Brandeburger si trova nella strada parallela al Ku'damm, le stanze, il patio e il giardino sono autentiche galleria di arte contemporanea (Eislebener Strasse 14, tel. 030.214050, www.slh.com). Stefano Gualdi con la sua GoArt propone itinerari artistici molto interessanti (www.goart-berlin-de, tel. 030.30873626). L'ente nazionale germanico per il turismo è in via Soperga 36 a Milano (te. 02.26111730, www.vacanzeingermania.com)